Gli Oscar Mondadori

16/10/2008 18:01

I libri sono un po' come i figli: c'è un tempo in cui diventa naturale circondarsene. E una volta avuti sono affetti che ci accompagnano nel corso del tempo, con i loro riferimenti, il loro mondo nel quale sempre ci confrontiamo, ma anche con il loro egoismo che ci reclama sempre e solo a loro attenti e dediti.
Poi ci sono gli altri: i nipotini, amati finché si vuole ma non più nostri, o almeno, non più sbocciati in quel nostro essere terre feconde.
Così pensando oggi a un ipotetico elenco dei miei più amati mi scopro a riscrivere una lista un poco ingiallita. Provo a portare il pensiero fin qui, fino agli attuali bordi di questo nuovo secolo, visito e rivisito i miei ultimi, le più recenti letture, ma è un'inclusione, se provo a pensarla, che non batte tutt'uno con il cuore, un poco forzata.

Forse, allora, il web neppure era un'idea possibile, e tutto il nostro sapere e la voglia che di quello sentivamo in noi, passava attraverso le bianche pagine: i nostri occhi, quando cercavano il mondo sognato e le risposte a quello reale, correvano sulle piccole nere righe, come treni sui binari che ci avrebbero condotto all'incontro con la nostra verità.
Ad essi apparteneva il cuore, ne erano custodi. Sbocciavano amori al primo sguardo di una copertina, che poi magari, avanzando nella reciproca conoscenza delle pagine lette, non sapevano mantenere quelle iniziali promesse, e le frasi finivano per non essere più così felici e spedite, fino ad un rapporto fatto di imbarazzi, di sguardi sempre più in lontananza, a cui solo seguiva una reciproca indifferenza.

Ma se un libro dovessi ora aprire in queste mie stanze sarebbe
quello un giorno apparsomi dalle vetrine di un'edicola sul lungomare di Viareggio: Addio alle armi di Hemingway. Non tanto perché quel romanzo sia poi uno dei miei preferiti ma perché quel libro fu il primo di un mondo, prima amato e lontano, ma poi in quella presenza e negli altri che gli seguirono diventato vicino e accessibile.
Era il primo degli Oscar Mondadori: pubblicazioni che dalle sale delle allora elitarie librerie, mondo per me, figlio di contadini e timido ragazzo di paese, allora inaccessibile, scendeva con cadenza settimanale alle più abbordabili edicole.
Piccola rivoluzione quella, che sempre porterò in me, nella felicità che mi donò, insieme ai primi titoli che ancora conservo di quella collana: La ragazza di Bube, di Cassola, poi La Nausea di Jean-Paul Sartre, a cui seguirono tutti gli altri. Il prezzo era di 350 lire, e l'iniziativa fu quasi subito ripresa da altre case editrici. Per la mia felicità, e di quanti non avevano ancora un luogo nel quale cercare e coltivare i propri sogni

Gli Oscar Mondadori

La nausea

"M'è accaduto qualcosa, non posso più dubitare. È sorta in me come una malattia, non come una certezza ordinaria, non come un'evidenza. S'è insinuata subdolamente, a poco a poco; mi son sentito un po' strano, un po' impacciato, ecco tutto." Così comincia il diario di Antonio Roquentin, il...

La ragazza di Bube

"È Mara la ragazza di Bube, che in una Toscana ancora sconvolta dalla tragedia della guerra, affronta la realtà con una decisione composta di affetto e di drammatica rinuncia [...]" Così recitava la presentazione al libro sul retro della copertina