Rendiconto, di Dino Carlesi

16/10/2008 22:56

Rendiconto è il recentissimo appuntamento di Dino Carlesi con la poesia: felicemente mantenuto anche questo nei parametri di una scrittura sottilissima, colloquiale, venata adesso di terse malinconie, che mai appannano la luminosità dell'ordito.
Una poesia questa di Dino Carlesi che ha occupato buona metà del XX secolo, sempre condotta in una omogeneità di stile e timbro; singolare percorso attraversando intatta luoghi e topos propri della recente storia letteraria italiana: dal post-ermetismo alla poesia neo-realista, dallo sperimentalismo dei novissimi e del gruppo 63 al nuovo romanticismo degli anni '80
La sua poetica è stata spesso avvicinata a un'età della ragione, un luogo della razionalità, definizione, a mio avviso, giusta fino a un certo punto; almeno fino a che serve a designare l'uomo o il poeta che cerca negli strumenti del colloquio con il proprio e l'altrui pensiero la propria voce e misura, fuorviante se in questo termine s'andasse a cercare nella pagina il predominio o lo svolgimento di architetture filosofiche o speculative.

Se proprio dovessi definire in un termine o in una cifra la poesia di Carlesi, operazione quasi sempre destinata se non al fallimento certo all'insufficienza, parlei di poesia civile, sia perchè riconosco in Carlesi quel senso tutto toscano dell'esser poeta nel farsi giudice del proprio tempo giammai rinunciando all'esser cittadino oltre che uomo - allineandosi in questo a un Luzi o a un
Bigongiari per non citare più illustri antenati - sia e soprattutto perchè è il tono di questa poesia, il suo modo di porsi, a conferirle tratti e caratteristiche, luci e stilemi.

Nella poesia di Carlesi, a mio avviso, ragione e sentimento s'equiparano, insieme vivono d'uguale spessore e ruolo nel definirne personalità e natura. Insieme accedono al centro della poleis, indossano la misura e l'abito della parsimonia, giammai farebbero di sè scena o spettacolo.
Non urlano ma argomentano le proprie convinzioni, hanno sulla bocca il pudore dei propri moti, raramente s'abbandonano al dolore, e non perchè l'uomo non lo conosca. E neppure urlano di felicità, quando questa batte alla porta dei giorni: la riconoscono e nella coscienza della sua presenza la vivono assaporandola.
I sentimenti si rivelano per lampi, o per i loro riflessi. Sempre per misurati accenni. Accedono alla scena, per un attimo accendono un nome, sia quello di Martina o il colore di una pianta, spuntata ai lati di una strada o tra le mura d'una città toscana.. È quello un attimo lieve ed eterno, per il quale, noi tutti che amiamo la poesia, non possiamo che profferire un grazie per questa lezione di stile, umano e poetico.

da Rendiconto

XI

intreccio il ritmo delle parole e tento poesia / una specie di abbozzo di un autunnale bilancio / una dilaniante confessione a mezza voce apre il varco nel nostro insano viaggio non so se raccontarti l'abisso o i rari prodigi - o gridare i teoremi consumati - ti attende il nome sul vetro...

a Paolo Monticelli

non so perché la luce dovrà essermi negata / ho respirato letto i giorni / ho assaporato gli odori delle strade / ho atteso messaggi di amici / dubitato del mio intelletto / ho sperato che qualcosa affiorasse / qualche segnale giungesse ho creduto che gli dei potessero non esistere ( con alterni...

*

soffiano sulle vele dei vascelli di carta i nuovi fanciulli di Sbarbaro / verso scogliere minacciose non ci salva il controvento / eppure a terra sai ascoltarti il ventre e le palpebre voli di colombe / vai per i tuoi destini - farfalle pomi semi - tutto sarà improbabile tranne quella dolorosa...