di Manlio Cancogni

di Manlio Cancogni

Nessuna delle arti figurative è difficile come l'arte del disegno. Ingres diceva che essa rivela la probità dell'artista. E' vero. Con la pittura e la scultura si riesce a barare (e quanti l'hanno fatto specie nel nostro secolo); col disegno no. Pittura e scultura alla meno peggio si arriva ad impararle. Il disegno è un dono: o hai l'occhio e la mano per cogliere l'essenza dell'oggetto, o non ce l'hai. Prendiamo il caso di Serafino. Nella scultura e soprattutto nella pittura lo vedi in preda a un dubbio perenne. La sua è una ricerca infinita che di rado si appaga. Il più delle volte dà l'impressione ch'egli abbia lasciato il lavoro incompiuto e con la voglia di riprenderlo. Mentre disegna invece, Serafino va a colpo sicuro. Specie nei ritratti. Dopoché il suo occhio, in apparenza disattento, ha penetrato il carattere del soggetto, la mano non sembra abbia difficoltà a seguire il filo che l'occhio dipana via via dal gomitolo della mente. Spesso, estratta e fissata l'idea dalla mobilità dell'immagine, il segno procede pulito, senza correzioni o ripensamenti, come se la mano che impugna la matita o la penna, una volta mossa, non si sia concessa nemmeno un attimo di pausa arrivando con un unico tratto a compiere l'intero percorso